Gent.Le Editore, Gent.Le Casa Editrice, Sono rimasto impressionato per l'assistenza e la capacità professionale e imprenditoriale, nell'indirizzare e guidare l'autore, in questo caso chi come me scrive, già da qualche anno. Riguardo il mercato editoriale non ho commenti positivi, purtroppo io stesso sono incappato in Case Editrici poco raccomandabili, disoneste e disinteressate alle capacità di chi scrive, e attirate solo dal mondo dei facili guadagni. Il commento che voglio fare a vostro favore è positivo e favorisce chi ha voglia di scrivere anche se è attualmente un autore sconosciuto ai più, ma con una narrativa nuova, e forse per certi versi innovativa. Mi auguro, e lo dico con sincerità, di approfondire questo rapporto di collaborazione, di avere la possibilità di future pubblicazioni, non ho pretese di vanagloria, ma il mio impegno è diretto solo a stimolare il pubblico dei lettori, la lettura è l'unico modo onesto per sviluppare cultura e forse diventerà la base per risolvere i numerosi problemi che abbiamo nel mondo. Un cordiale e sincero saluto. Giorgio Palazzi.
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Giorgio Palazzi È senz’altro difficile parlare di sé, soprattutto dare dei cenni autobiografici. Per quanto mi riguarda, sintetizzerò brevemente le ragioni che mi hanno portato a scrivere. Diversi anni fa, ho avuto la fortuna di conoscere un mio collega d’ufficio. Il mio amico mi seguì nella composizione di un soggetto cinematografico che gli avevo proposto. Mi mossi in diverse direzioni, ma senza successo. Ebbi però la fortuna di scrivere ad un grande regista come Pupi Avati, che mi rispose per ben due volte, ritenendo l’idea buona e il soggetto valido. L’unico handicap lo trovò nei personaggi, visto che lui è sempre stato abituato a realizzare film con sceneggiature ambientate nei suoi luoghi natii, come l’Emilia-Romagna. Il mio era un soggetto che respirava l’aria della città eterna, quindi personaggi nati a Roma, che mal si prestavano ad una realizzazione nelle estese pianure del nord. Fu così che, avendo scritto i primi capitoli su un’idea che avevo tenuto da parte, rividi il mio amico e collega, decisi quindi di proporgli di seguirmi in questo nuovo percorso letterario. La stesura durò quasi un anno, ma alla fine il lavoro fu portato a termine: io come autore, lui come supervisore e correttore. Dopo alcuni tentativi, non senza difficoltà, trovai l’Editore che credette al mio progetto. Fu questo il primo libro che pubblicai, dal titolo “Il chiarore dell’aurora”, ma non mi fermai: il secondo, che è ancora oggi sul mercato, si intitola “Fenotipo F”. Sono due romanzi distopici che ritraggono un futuro immaginario. Al di sopra di ogni lavoro, di ogni idea o studio, c’è la passione. Il denaro è solo un modo utilitaristico, non meno importante, un mezzo che non può ovviare a determinare l’estro, l’idea, l’immaginazione di una qualsiasi opera. Chi scrive. come disse Jean Cocteau, compie un atto d’amore che va oltre qualsiasi necessità umana, e di questi tempi ce n’è sempre più bisogno.