In quel lungo periodo di anni della guerra e del dopoguerra, i mercati erano privi di legumi, di olio, di grassi, di zucchero, di marmellate, biscotti, di sapone, di filo per cucire e di qualunque tipo di tessuto leggero e pesante, di biancheria intima, di scarpe, ecc. In Italia la razione quotidiana era di 150 grammi di pane, la pasta veniva distribuita sempre con la tessera, la carne bovina veniva distribuita una volta alla settimana nella quantità di 50 grammi a testa e, per farla apparire nel piatto a grandezza soddisfacente per saziare almeno la vista, il macellaio la batteva con una piccola piastra d’acciaio sul ceppo e la rendeva più grande ma molto sottile. Superate a fatica per più anni tali difficoltà, si riprese a costruire le industrie, le case, le strade, le ferrovie; la produzione dei beni e dei servizi cominciarono a soddisfare i bisogni della gente. A poco a poco si tornò alla normalità, dagli anni Sessanta in poi.