“Il cappero”, una pianta così inerme, ma pur tanto leggiadra per il suo fiore, rappresentò nel tempo per il contadino pantesco una possibilità di reddito, inconsapevole di come avrebbe potuto essere usato in cucina. La sua coltivazione non era eccessivamente complicata, certo era complicato raccogliere i frutti della pianta, ma per quell’abitudine al senso del dovere al lavoro, insito in una comunità che solo dalla terra doveva trarre il suo sostegno, tutti i membri della famiglia, compresi i ragazzi, impararono ad alzarsi di buonora per raggiungere la terra e procedere dalle quattro del mattino fino a mezzogiorno alla raccolta dei frutti del cappero.