Dall’incontro fra Sigismund Thalberg e Beniamino Cesi prese avvio, nella seconda metà dell’Ottocento, il fenomeno designato come Scuola pianistica napoletana. Il mitico pianista ginevrino e il suo più importante allievo trovarono però un terreno già ampiamente dissodato dall’opera di alcuni precursori tra cui emergono i nomi di Francesco Lanza (nutritosi in Inghilterra alla scuola di Clementi e Field), Ernesto Coop e Teodoro Döhler. Il Conservatorio di S. Pietro a Majella ed il Liceo Musicale di Napoli formarono, nel corso di due secoli, schiere di pianisti e pianiste le cui carriere ebbero spesso respiro internazionale. Molti di costoro si dedicarono anche alla didattica perpetuando una tradizione che, con diramazioni a volte tortuose, si protrae fino ai nostri giorni.
La nota introduttiva dal titolo “Il pianoforte a Napoli”, posta all’inizio del libro, è stata scritta da un grande pianista contemporaneo la cui formazione fa riferimento a questa scuola: Francesco Libetta.