Il manoscritto parla della vita a Calasetta, cittadina di lingua e cultura tabarkina, vista con gli occhi di un “furesto” quale io sono, e del rapporto con la terra sarda di questa civiltà genovese. Contraddizioni, tradizioni e un modo originale di prendere la vita. Una visione particolare anche di alcuni “antieroi” simbolo di questo paese e della sua cultura che descrivo con la loro colorata (in senso stretto) partecipazione alla vita sociale. Un modo del tutto particolare di essere normale come la frase più citata tra concittadini: “Tutto a posto e niente in ordine”.