Con “Atella me genuit” continua, imperterrito, il percorso poetico di Antonio Tanzillo nel vivere il suo quotidiano rivolto, con una grande attenzione e in modo elettivo, alla sua terra, alla “sua” Atella e dalla quale, in modo effusivo, tutto si irradia in un mondo fatto di materia e di emozioni. Atella diventa, per il poeta, l’ombelico del mondo, risorgendo in ogni istante dalla sua storia, nei profumi, nei colori, nei sapori, catapultandola “con i suoi versi sorgivi” nello scenario cosmopolita di un teatro e di un futuro, composto essenzialmente di una poesia che concatena emozioni e impeti, proiettando Atella, ancora oggi e per sempre, in ogni dove e in qualsiasi latitudine del mondo, perché versi autentici di una “vis poetica” riflessa in uno specchio nel quale tutti, dico tutti, possono riflettersi nei suoi versi. È un cammino quotidiano di un sentire molto personale dell’autore che parte dalla gioia, passando dalla sofferenza, arriva alla esaltazione di precisi canovacci che fanno parte delle pieghe e delle piaghe della umana specie, suo riferimento continuo e suo banco di lavoro incessante. È di questo cammino la poesia è il suo motore.