La spinta alla trascrizione poetica di emozioni e sensazioni avviene giovanissima, attraverso la mediazione della sensibilità musicale specie per la canzone d’autore degli anni 70: De Gregori, Branduardi, Guccini, Edoardo ed Eugenio Bennato, Dalla, Venditti e dei gruppi di musica progressive: Genesis, Pink Floyd, Le Orme, veri e propri “miti” che agiscono con le loro suggestioni ed istanze sociali sull’impulso creativo che si concretizza in vari diari. Dopo una lunga fase di gestazione degli stimoli creativi, dettati da vari canali: libri, film, opere musicali e teatrali, viaggi, riesplode nella maturità la passione come mania platonica per la poesia come illuminazione dello spirito e delle zone d’ombra della dimensione interiore. Con questa mia prima brevissima raccolta di 27 poesie, frutto di ciò che era in nuce in me da tempo, cerco di “esprimere l’inesprimibile”: il mistero del non detto, il tema dell’infanzia vissuta nell’isolamento, il rapporto con la malattia e la disabilità vissuto nell’ambito familiare, il tema della “distanza” e della finzione dei ruoli e dei rapporti sociali, del senso di esclusione e di smarrimento dell’albatro-poeta in uno scenario dominato dalle logiche del profitto e della “reificazione”, la necessità di un umanesimo integrale, la fusione panica io-natura vissuta nel periodo giovanile nel Molise, il sentimento del tempo, lo slancio verso l’infinito.