I libri che parlano di sport sono quasi sempre costruiti partendo da tre immancabili basi: memorie, imprese, personaggi. Con un pizzico di presunzione, posso dire che “Canestri di Vita”, seppur contenga gli stessi motivi, va oltre e pone l’accento sulla particolarità della storia di due ragazzi che, segnati fin dalla nascita da un comune destino, la propongono al lettore come un lungo viaggio, prodigo di tante esperienze, di epocali passaggi socio-economici, di profondi cambiamenti, dai modelli di riferimento, alle più semplici abitudini, con la perdita di tanti valori che hanno inciso e mutato la cultura della nostra società del periodo post-bellico. Di storie simili se ne sono raccontate e racconteranno ancora tante; ma quella del libro ha una sua unicità difficilmente replicabile. Troppe le circostanze, le coincidenze ed i personaggi che hanno vissuto ed incrociato entrambi i ragazzi e ne hanno segnato il cammino. Nati sulle sponde opposte del Tevere, nello stesso anno e quasi nello stesso mese, hanno camminato su sentieri paralleli fin dal primo giorno, per poi unire le loro vie allo scoccare dei 20 anni e da lì proseguire insieme sull’autostrada della vita. Il fil rouge del libro è certamente lo sport, ma il racconto si apre a tanti altri scorci di vita, richiama situazioni ormai consegnate al passato, rispolvera i valori di una società che oggi quasi li rinnega e termina il suo viaggio con un chiaro messaggio che invita alla riflessione. “Se non leggiamo il passato, non vivremo appieno il presente e non saremo in grado di costruire un futuro migliore”.