Questo breve racconto dedicato alla moda ma in particolare al cappello, nasce dall’osservazione di un caso clinico. In sintesi, un ragazzo che presenta forti atteggiamenti autistici e lievi autolesionismi, non riesce a disfarsi del suo cappellino di lana. Guai a provare a toglierglielo forzatamente, i genitori le avevano provate tutte. Fu un motivo di ricerca e l’oggetto in discussione divenne un tramite di confronto, riuscii così a trovare un’apertura nel suo sguardo, tanto che un giorno sorrise vedendomi col suo stesso cappello di lana color ruggine quasi orribile, quando entrò nella stanza della palestra. Il soffermarsi un attimo su questo addobbo, o indumento o semplicemente cappello, fu un punto di svolta nella società, non di arrivo, e lo è ancora. Un doveroso riconoscimento alla moda in generale, per ricordare da dove veniamo e come ci ha saputo vestire, spesso uniformandoci. Dopo alcuni accenni sulla moda, fino al traguardo del successo con il copricapo, la sintesi di alcuni episodi realmente accaduti, che in qualche modo hanno avuto a che fare con i cappelli. Cambiano solo i nomi delle storie.