Una donna di 42 anni è solita affrontare ogni evento della vita con energia. Un giorno scopre di essere incinta ed è un miracolo: qualcosa di atteso. Invero, da tempo. Si scatenano in lei innumerevoli emozioni: gioie e paure, esternate scrivendo ricordi indelebili. Il dialogo con il nascituro è immediato: si tratta di una bimba che decide di chiamare Rachele. Il suo amore per lei è infinito: non esistono parole per descriverlo. Il racconto della difficile gravidanza è scorrevole ma, al tempo stesso, dettagliato, come se ogni volta si vedesse una lacrima cadere dal viso della povera madre, che sa già tutto quel che accadrà, pur vivendo con luce e credendo nella speranza. Del resto, il cuore di Rachele è vivo e vivace: segno che vuole vivere! Ma in quella camera di ospedale dove la madre viene ricoverata per farla nascere c’è l’immobilità: provocata da un dolore che cerca conforto e si aggrappa al cielo; a quella natura in cui la donna, ogni giorno, ricerca la sua piccola: nelle nuvole, mentre assieme a lei osserva l’alba. Rachele sembra proprio non intenzionata a staccarsi dalla mamma: dentro di lei sta bene, è al sicuro. Questa è un’immagine molto forte. Nelle carezze donate alla figlia c’è coraggio, forza ma anche moltissima tenerezza. Il dopo sarà qualcosa di lacerante: giunge al lettore in modo incisivo, come qualcosa che “taglia”, perché descrive la perdita di Rachele, devastante in tutto l’essere. Ogni parte del testo è scandita da date e ore, come un diario segreto dell’anima che la protagonista scrive e custodisce per esternare ogni emozione e dolore provato. La perdita di Rachele non potrà non comportare un lungo percorso di rinascita, prima di riprendere a vivere. Un percorso contraddistinto da una nuova certezza che trapela dal testo in modo chiaro: Rachele nasce e muore e così sua madre, che muore insieme a lei ma per, poi, rinascere e ripulire la sua intera vita. Nel dolore la donna capirà come sono realmente le persone e come, per taluni, il dolore degli altri sia paragonabile alla peste, qualcosa da evitare; per altri, invero pochi, vi è piena condivisione. Si tratta degli amici veri, tesori rari. Ed è così che ha inizio la riflessione, il risveglio, con la piena consapevolezza che occorrerà tempo ma già sono stati compiuti i primi passi, proprio grazie agli insegnamenti di Rachele che ha donato non poca forza alla sua mamma. Una forza che le ha permesso di costituire un’associazione che ha il suo stesso nome, per esser d’ausilio e chi ancora non è riuscito a rinascere.