S’incontrarono. Un attimo dopo che il dio marino aveva sussurrato ad Eva “ti sta aspettando sai?” Vestito come sempre, jeans e polo bianca, lui stava in piedi ad aspettarla. La prima cosa che notò fu che pareva più alto, non di molto, ma certamente un po’ lo era. Corse verso il ragazzo bello e sorridente, ma si fermò prima di abbracciarlo, “Andrea… posso?” Lui, sempre sorridendo, fece di sì col capo. E lei gli si buttò tra le braccia aperte a stringere l’infinito: amore, emozione, nostalgia. Per la prima volta l’emozione non la fece piangere. Era come se quell’abbraccio, tanto atteso, le stesse dando un forza immensa che travasava, da qualche cosa o da qualcuno, e che poi intuitivamente, finì col capire provenire da Andrea. “Sono felice, finalmente!” gli disse come un saluto. E lui, non abbandonando il sorriso, le sfiorò il viso con una carezza leggera replicando, “anch’io lo sono, sorellina...”