La storia narrata è quella di un giovanotto del Nord-Italia che trova lavoro in Sicilia come bibliotecario in una cittadina all’interno dell’Isola. Una volta assunto, invece del tipo di lavoro immaginato alla firma dell’incarico, incontra una serie di vicissitudini inaspettate che gli rendono complicata la vita che, in quella cittadina, egli pensava dovesse procedere nella maniera più tranquilla possibile. Invece ciò non sarà. L’avvio delle peripezie è il furto di alcuni reperti d’antiquariato della biblioteca, nella cui ricerca il giovanotto è coinvolto data la sua qualità: è l’unico che ha visto bene i reperti rubati. Ne seguono differenti vicende che portano ad un intreccio di episodi che avvengono nella campagna intorno alla cittadina, come pure a Palermo, per recuperare il materiale rubato dalla biblioteca. Questo, nel passare del tempo, assume un valore antiquario sempre maggiore in virtù dell’interesse suscitato dai pezzi. Gli avvenimenti si affastellano e si sommano nello snodarsi della vicenda per il doppio mercato antiquario locale e l’interesse artistico-storico dei pezzi. Questi appartenendo al Comune che ne può trarre profitto, conviene vadano in mano a collezionisti validi per un buon ritorno economico a vantaggio del Comune. Gli interessi particolari si frappongono a quelli pubblici dato il valore gonfiato che si propala sul mercato per la “roba”. Dato il valore reale e la necessità di trarre buon frutto, si sceglie di individuare un compratore economicamente forte per cedere la “roba” via via rimessa insieme, avviando opportuni abboccamenti internazionali, che giungeranno a buon fine, per il completo recupero dei reperti dispersi. I quali, una volta riuniti, saranno custoditi con attenzione fino a giungere alla vendita d’insieme desiderata per il giusto ritorno economico all’Ente pubblico. La fine della vicenda è siglata dal ritorno del bibliotecario all’attività di custode di libri con buona pace per lui, essendo il lavoro intrapreso giunto ormai sul binario previsto.