Lilly, la protagonista di questo romanzo, trascorre l’infanzia a contatto con la natura, lontana da ogni forma di cattiveria umana. A completare il quadro della sua formazione, inoltre, subentra un altro elemento, che non fa altro che contribuire al suo isolamento rispetto ai mali del mondo: il collegio. Crescere in questi due ambienti permette alla protagonista di conservare quei tratti di innocenza tipici dell’infanzia, oltremodo apprezzabili se considerati in se stessi, ma fortemente dannosi per chi ne è portatore in una realtà caratterizzata per lo più da “lupi”. E proprio una pecorella in mezzo ai lupi può essere considerata Lilly nel momento in cui entra in contatto con quello che nel libro viene continuamente definito “il Manipolatore”, cioè Silvestro. Questo losco personaggio viene accuratamente descritto e il suo ritratto psicologico si fa più chiaro ad ogni pagina per il lettore; l’unica che sembra non rendersi conto della sua reale inclinazione è proprio la protagonista. Il Manipolatore prende di mira i soldi e le proprietà della sua vittima, con i suoi discorsi tende a sminuirla: è nell’insicurezza del suo bersaglio, infatti, che si cela il segreto del suo successo. Insieme alla sua schiera di compari, disonesti e subdoli quanto lui, Silvestro costruisce una rete intorno a Lilly, le fa credere di potersi fidare mentre le ripulisce il conto in banca e vende i suoi averi. Quando finalmente la protagonista ricostruisce il quadro degli avvenimenti, è ormai troppo tardi.