Il protagonista, un ex professore universitario, medico, nello svolgere le abituali operazioni che da lungo tempo si susseguono nella sua vita di primo mattino, compie il gesto inusuale di riporre la caraffa del caffè nel forno. L’azione viene presentata con semplicità, quasi fosse perfettamente logica e rientrasse nella normale routine dell’uomo. Che le cose non stiano proprio così appare chiaro solo in seguito, quando la moglie chiede di render conto di quel gesto così assurdo. È a questo punto che il lettore ha una palese intuizione di quale strada stiano per prendere gli eventi: la diagnosi di Alzheimer. La consapevolezza che le ore di lucidità si ridurranno sempre di più costituisce un fortissimo stimolo a raggiungere degli obiettivi legati alla soluzione di problematiche aperte da moltissimi anni e che a causa della malattia progressivamente evolventesi diventano per lui una assoluta necessità di risoluzione. La malattia del protagonista, il cui decorso è documentato con pazienza certosina dalla moglie, si intreccia essenzialmente con tre principali problematiche: la vendetta nei confronti dell’ingrato ex allievo, lo smascheramento del responsabile del furto di un importantissimo suo attestato scientifico e la punizione dell’amico di vecchia data, colpevole di omicidio. La vita del protagonista diventa una corsa contro il tempo, un febbrile registrare gli intervalli di lucidità tra una crisi e l’altra, uno sforzo immane per sistemare le cose prima di precipitare definitivamente nel nulla, ma che nel momento della malattia si trasforma in forza cogente capace di rimettere in moto insospettate energie. Il protagonista riesce a sfruttare al massimo le ore di “presenza” dimostrando una straordinaria lucidità nel pianificare le sue azioni e riuscendo a raggiungere l’obiettivo riesce a vincere ogni ostacolo, sia esso il tempo o la malattia.