“Mercede” vuole essere un modesto racconto sulle vicende, sottotraccia, di un mondo buonista con personaggi legati, in particolare, all’ambiente clericale. La Mercede è una donna di campagna, ma mercede è anche inteso come simbolo di ricchezza e, con essa, di un modus vivendi proclive ad ogni atteggiamento che miri al proprio tornaconto. Dimostra, in definitiva, la vacuità dell’essere umano, laddove si antepone l’utile alla morale, specie se i protagonisti agiscono in ambiti dove la moralità deve intendersi come base della vita. Il racconto, alla luce dei molti adagi che illustrano i capitoli, si chiude con “Chi muore giace e chi vive si dà pace”, che in sostanza potrebbe essere sostituito dal più concreto “Chi troppo vuole…”, il tutto secondo l’uso toscano di condensare in poche parole l’essenza del vivere.