Una storia bellissima, dove le donne, prima Laura, poi sua figlia, voce narrante della storia, rivestono il ruolo di protagoniste indiscusse. Prima di tutto madri che, come leonesse, hanno il ruolo di accudire, proteggere e tenere unito il branco. Racconto descritto semplicemente, impreziosito da un’abile dosaggio emozionale, accessibile ad un vasto pubblico. Sesa, quarant’anni accudisce la mamma malata,e ricoverata in una casa di riposo. L’ascolto di una canzone, “I Giardini che nessuno sa”, suscita emozioni riguardo a questa situazione e inizia a vedere la sua mamma non come il genitore mai permissivo e incontentabile, ma come una donna con le proprie difficoltà, come le sue, imparando ad apprezzarla e amarla, imparando a valutare ciò che le accade intorno a 360°, mettendo a confronto la sua vita e quella di sua madre. Il testo si svolge in due piani narrativi, la prima parte, al presente in cui Sesa, separata, fa un’attenta analisi introspettiva di sé e delle donne-mamme in generale, partorendo una teoria tutta sua, quella della “leonessa” provando a capire sua madre da donna a donna, e non da figlia a mamma. La seconda parte, scritta in terza persona, la storia di Laura, figlia della guerra, da quando conosce Paolo, che diventerà suo marito, fino alla malattia, l’Alzheimer, e conseguente ricovero in una casa di riposo. La terza e ultima parte, le riflessioni. Sesa torna ad essere la protagonista, scritto in prima persona di nuovo, le comparazioni di vita, e le comprensioni verso una donna che è sua madre. Il testo vuole essere un invito alla riflessione su ciò che dentro abbiamo e da cosa ci è pervenuto. Esposto in modo semplice e di facile e scorrevole lettura.