L’inizio della convivenza sull’isola, tra gli ultimi eredi di un mondo pietrificato su un piatto orizzonte di mare al di là del quale c’era il tutto e il nulla, coincise con la scomparsa delle ultime vestigia di un mondo arcaico, sopravvissuto all’interno di case grigie in rovina, di donne ancora vestite di nero, di rari bambini scalzi, di pochi uomini con la zappa sul collo, pronti a salire verso gli ultimi vigneti sparsi qua e là, nei terrazzamenti posti sulle alte falde della nera montagna. Le lampade a petrolio e le candele illuminavano la casa quel tanto sufficiente per continuare a scrivere, soggiacendo al fascino attrattivo dell’isola, alla sua selvaggia natura e all’amore che, incontrastato, s’impossessa di quanti, approdandovi, la vivono. Era quanto di più naturale si potesse avere, fino all’anno 1976, poi, con l’avvento dell’energia elettrica, cercando di contenere al minimo questa nuova risorsa, ha continuato e continua a raccontare di questa meravigliosa isola e del suo vulcano, che illuminò il mare a Ulisse e ancora lo illumina a quanti vanno cercando un rifugio per sognare al riparo dalle tempeste della vita, un luogo per amare, innamorati dell’amore...