Rebecca Rossi entra giovanissima nel mondo del lavoro degli Enti Locali come Segretario Comunale. La sua scelta, dettata più dall’ordine naturale delle cose che dalla sua indole e vocazione, la inserisce nell’ambiente della politica rivelandole subito i suoi aspetti negativi. Sin dall’inizio della sua attività viene rifiutata dagli Amministratori perché troppo giovane e per di più donna, cosa rara nella pubblica amministrazione alla fine degli anni settanta. Infatti elemento distintivo della figura di Segretario Comunale, confermato esplicitamente dalla stessa legge Comunale e Provinciale, era quello di privilegiare gli uomini. Tale privilegio fu eliminato, con legge, alla fine degli anni sessanta consentendo l’accesso anche al sesso femminile. Gli Amministratori rifiutano Rebecca con l’obbiettivo di far sì che ella, la più debole, ceda con una bella lettera di dimissioni, vedendo così confermata la loro autorità. Ma Rebecca, sorretta dall’ideale di giustizia, decide di rimanere per difendere il suo diritto al lavoro, conquistato legittimamente attraverso pubblico concorso. Tutta la sua carriera si svolge nella continua battaglia per contrastare i soprusi e le vessazioni degli Amministratori culminati in un gravissimo episodio di razzismo. Sebbene Rebecca abbia acquisito, nel tempo, la consapevolezza delle sue potenzialità che le danno la forza necessaria per reagire ad ogni evento con energia, tuttavia nota, con tristezza, che i suoi “aguzzini” non mostrano il benché minimo rimorso per le loro azioni, anzi si dimostrano sereni per l’inviolabilità acquisita attraverso il potere. Si fregiano del titolo di amministratore per commettere qualsiasi atto a dispregio della legge, della morale e della civiltà. Vivono tra scandali e continue clamorose bugie e, attraverso la corruzione, compiono qualsiasi atto di prevaricazione. Ma a vederli appaiono sereni, freddi e imperturbabili cosicché Rebecca li definisce: “l’acqua li bagna e il vento li asciuga”. Durante la sua lunga carriera di manager, Rebecca costata che gli Amministratori controllano ricchezze e potere fingendo di essere al servizio del cittadino, ma in realtà è proprio quest’ultimo che viene utilizzato e penalizzato secondo i loro progetti e fini. Il loro obbiettivo è l’interesse personale a cui tutto viene sacrificato: decoro, dignità, moralità, senso del dovere. Eppure riescono sempre a salvarsi e persino a ritornare a galla per riprendere le loro manovre. Di fronte a tanta impassibilità e freddezza anche l’onesto deve stare all’erta per non trovarsi ad invidiare i prepotenti e la prosperità degli astuti. Si, Rebecca li ha giustamente definiti: “l’acqua li bagna e il vento li asciuga”. E lei, come una canna sotto la pressione della pioggia e del vento, si lascia flagellare sia dagli aguzzini che dalle vicende personali nel frattempo intervenute, si lascia piegare ma non si spezza, perché al sorgere del sole, come la canna, anche lei ne esce fortificata.