Marco sentiva delle voci da molto tempo, per lui erano le voci di Dio e del Maligno. Non dormiva la notte, la paura si era impossessata di lui, cose strane avvenivano nella sua mente. Così una notte, giunto ormai all’estremo delle forze, su suggerimento delle voci, opta per il suicidio ingerendo un flacone di psicofarmaci. Ma il destino aveva deciso diversamente: torna il fratello da lavoro, lo trova in un bagno d’acqua e chiama subito i soccorsi… Questo racconto è nato da un incontro, l’incontro tra persone che avevano in comune la voglia di scrivere e il desiderio di raccontarsi. Condividere emozioni, sentire ed ascoltare se stessi e gli altri sicuramente non è semplice, spesso addirittura doloroso, ma è l’unica possibilità di nutrire il nostro Io, di dare un senso alla nostra vita e di “abbeverare con l’acqua gli spiriti della montagna”. Il dolore, quello di dentro, trova spesso una possibilità di essere diluito e tollerato attraverso la parola scritta: l’esperienza diventata racconto si elabora e si trasforma; i vissuti attraversano lo spazio del mondo interno e vengono comunicati all’esterno; i fantasmi del passato, anche i più terrificanti, prendono corpo e per questo diventano meno dolorosi…