“Fiori di sale” è l’opera che va a chiudere, con “Il serbatoio dei sentimenti” e “La stagione delle cicale”, una trilogia sulla memoria e l’autoconoscenza raggiunta attraverso le emozioni. I tanti volti e i tanti luoghi che Ornella incontra la conducono e la aiutano nel suo peregrinare: sono Irma e Toni, i genitori adottivi, Sonia, la compagna di stanza e di università, la professoressa Marisa Totaro, che crede nel suo talento e la cura fin dall’apprendistato di attrice di prosa, e suo fratello Alberto, personaggio profondo e coinvolgente. Ma soprattutto Venezia dove, ritornando, Ornella finisce per trovare le sue radici e a risolvere quel sentimento di amore e odio che per decenni ha nutrito verso la sua città. Ornella è una figura fragile e combattuta, un personaggio che finisce per recitare un ruolo che non le appartiene: nella vita, come rivoluzionaria mancata; nel teatro, come messaggera e paladina dei diritti umani e delle battaglie femminili. Sullo sfondo della storia i luoghi si stagliano chiaramente, storicamente fedeli alla propria fama; altre volte apparentemente sempre uguali, danno il senso dell’immutabilità o dell’eternità, per poi scontrarsi con i non-luoghi dell’utopia, che continua a perpetuarsi sul grande palcoscenico dell’esistenza. Il pretesto della narrazione è in realtà un invito a riflettere sullo scarto generazionale tra i giovani di ieri e quelli di oggi: la maturazione in quelle esperienze (di vita e di un’epoca storica di grande fermento intellettuale com’è stato il primo ‘68) favoriva la voglia di crescere, diventando il principio di qualcosa. Oggi c’è forse qualcosa di anomalo nel perpetuare l’adolescenza. La mancanza di un’autocoscienza nelle generazione di allora è stata probabilmente la causa storica della degenerazione della ribellione fallita nel terrorismo. Solo quando il viaggio che Ornella compie dentro se stessa la porta a “leggersi fuori dei suoi limiti di creatura imperfetta”, solo allora riesce a ritrovarsi e a riconoscere che, forse, ognuno di noi non è mai esattamente ciò che si crede o vuole disperatamente essere, con tutte le sue forze.