Il romanzo di Max D'Amico è una sorta di film d'azione con connotazioni splatter e l'acceleratore perennemente al massimo, senza momenti di sosta o di riflessione. Il personaggio principale richiama un Eric Draven (il protagonista de Il corvo) cui la gotica e ieratica monocromaticità viene rimpiazzata dalla policromia di un'anima-pappagallo e da una violenza talmente esasperata da risultare (auto)parodistica. Motore della vicenda, una volontà suicida di cui si ignorano le cause, che verrà soddisfatta al termine di una sequela di azioni criminali, cadaveri, amplessi furiosi, inseguimenti. La scelta di una scrittura frenetica, col “fiato corto” si incarica di trasmettere al lettore la psicologia del personaggio senza che subentrino rallentamenti dovuti a digressioni introspettive. Il romanzo si presenta dunque come una prima stesura, fatta di getto, dove il tutto aleggia in un' atmosfera dopata ed allucinata.