Due anime tristi, un uomo e una donna, si conoscono, si rispettano e iniziano probabilmente ad amarsi, ma una parete di mattoni li divide. Una porta in mezzo viene aperta e ci si trova dentro una stanza totalmente rossa, priva di finestre, ne grate dove possa passare una qualsiasi fonte d’aria, non ci sono mobili, nemmeno quadri, una prigione del colore del sangue, apparentemente dalle ridotte dimensioni, ma pronta a trasformarsi in qualcosa di diverso. L’uomo, senza ricordare il motivo, si ritrova imprigionato nella stanza e ogni qualvolta la donna si appresta ad aprire la porta per incontrarlo, per uno strano paradosso, si ritrova all’interno di essa da sola quando, nel contempo, l’uomo comprende di essere fuori, nel corridoio che circonda la camera. Così, all’infinito: aprire la porta della stanza con l’intenzione di incontrare l’atro produrrebbe conseguenzialmente l’uscita dalla stanza dell’altro. I due si parleranno per tutto il tempo senza potersi incontrare, separati da un muro troppo spesso per dare un volto ai loro cuori.