Quando si fanno le cose c’è sempre un motivo, almeno per me è così, non sempre è un motivo dettato dalla necessità di essere chissà chi e, nemmeno, per fare chissà che cosa. Per me, il motivo per cui scrivo è una necessità che non conosco, nemmeno io, fino in fondo. È come se una forza mi dicesse: prendi la matita o la biro, quand’ero da ragazzo scrivevo così; poi: prendi la macchina da scrivere, da giovane scrivevo così; ora mi dice: mettiti al computer e scrivi. Quando scrivo, mi sento come una fontana che ha tanta acqua da regalare e difficilmente si esaurisce, così è per me. Sento che devo scrivere e ci sono sempre occasioni, motivi o imput per scrivere; ci sono sempre avvenimenti lieti o tristi, importanti o insignificanti che mi ispirano. A volte, sono le persone che incontro e che vivono accanto a me al lavoro, in Chiesa, o per la strada, gente che conosco o che neppure so chi sia, però mi ispira un’idea o una frase che ascolto e comincio a scrivere e poi, come se nulla fosse, mi vengono le idee e le frasi si collegano l’una all’altra.