«Come stabilito dagli Accordi di Mosca» cominciò a leggere «per la salvaguardia degli interessi fisici e morali della popolazione mondiale terrestre, è da oggi autorizzato, sul nostro pianeta, l’uso della forza, della violenza e di particolari misure di detenzione nei confronti di persone mutanti e/o altrimenti definite “progetti”,» la sala insorse, ma non arrestò la lettura «ovvero dotate di particolari potenzialità, in caso di pericolo per l’incolumità personale del singolo essere umano. Si richiede…» Dovette fermarsi. Non un solo progetto nel Cilindro non stava inveendo contro di lui. Doveva fare qualcosa. Si alzò in piedi. E molti lo notarono. Tanti lo emularono al contrario. E quasi tutti, alla fine, tacquero. Scrutò a fondo le pupille di quell’uomo, nel ritrovato silenzio. Riconoscendogli, forse, fin troppa autorità in quella sala. Ma l’avrebbe fatto finire. «Si richiede…» riprese l’umano «inoltre, il libero e perenne accesso, in entrata e uscita, dai cosiddetti “portali laser”, affinché le autorità del pianeta Terra possano in qualsiasi momento estradare i trasgressori alla giustizia competente e assicurargli un equo processo secondo le leggi del mondo d’appartenenza. Firmato 190 paesi.» Richiuse il manoscritto e, per qualche secondo, nessuno parlò. La sala si adagiò comodamente ad osservare quell’imminente scontro Terra-Progius, crogiolandosi nell’adeguata rappresentanza della sua persona. L’ennesima responsabilità, non voluta e non richiesta, di quel mondo.