In ogni crisi è inscritto un potenziale di rinascita. In ogni momento difficile, che sia storicamente riconducibile a categorie economiche, culturali, antropologiche, esiste già un impulso rigenerativo, un seme, in potenza, capace di dare nuovo slancio e rinnovato vigore al corso delle vicende umane. Questa spinta, riscontrabile all’esterno, la rinveniamo anche per le questioni che riguardano gli aspetti psicologici e spirituali. I momenti bui che attraversiamo, le nostre crisi, i nostri malesseri, che in un primo momento sembrano convogliare verso un punto estremo di rottura, un fondo dal quale non risalire, trovano in questa fase estrema una condizione propizia per una ripartenza. All’illusorietà di una soluzione non possibile si antepone così un nuovo afflato, si contrappone uno slancio insospettato, tanto da poter affermare che nel Tramonto è già inscritta l’Alba. Condivido e testimonio l’autenticità di questo messaggio che mi ha portato ad avere atteggiamenti positivi anche in tempi difficili e critici come questi che stiamo attraversando. Tempi che definisco, perciò, come apocalittici (rivelativi) in quanto, anticipando con i segni la loro ultimativa, diventano altresì capaci di proiettare l’uomo verso una nuova figura antropologica, meno chiusa in sé, più relazionale. Questi sono i bagliori dell’Occidente, un Occidente inteso non solo territorialmente, ma come cultura che nel suo declinare promette davvero una Nuova Umanità.