Chi nella propria esistenza non ha provato una ferita profonda, che ha lacerato il suo cuore fino a far perdere il fondamento primordiale della vita, ovvero il sentimento dell’amore? Quel tanto da far capovolgere il creato, da uno stato di armonia perfetta e di pace che regnava nel giardino degli alberi frondosi, dove “Il mio racconto biblico” ha avuto origine, a uno stato di caos e disordine. I personaggi che interpretano la storia, per diversi motivi, hanno vissuto questa ferita, che li ha portati per poter sopravvivere, e togliere l’ansia della paura della morte e dell’abbandono, a perdere la loro unicità indossando una maschera. Ma presto dovranno fare i conti con la propria sofferenza, che li porterà a trasfigurarsi in un passaggio obbligato da percorrere. Tu che ora leggi, entra nel racconto e ascolta il tuo cuore. Attraversa il deserto, raggiungi il monte Nebo e con coraggio getta via la maschera, come ha fatto Mosè, per ritrovare sé stesso e l’amore vivificatore. Non cercare l’onnipotenza del Dio della montagna, come voleva Israele, per dominare sugli uomini e avere il mondo alla sua portata. Dove c’è potere e dominio non c’è amore per la vita. Solo Gesù il figlio del Dio amore ha mantenuto la propria unicità nella sua vita terrena, senza averne avuto paura, per una vera relazione di coppia tra Dio e l’uomo.