Il concetto di malattia non può prescindere dall’evoluzione delle scoperte mediche e dalla conoscenza del pensiero filosofico dominante nelle varie epoche storiche. Per la sua comprensione è necessario conoscere i cambiamenti climatici, le migrazioni delle popolazioni, le guerre, le carestie e le epidemie, che si sono succedute nel tempo. Inoltre bisogna soffermarsi sulle condizioni socio-economiche, il tasso di industrializzazione e lo sviluppo dell’agricoltura in riferimento a determinate società o a specifici territori geografici. Parlare di malattia significa anche chiedere aiuto a discipline come l’epidemiologia, la microbiologia, la demografia, la statistica, la psicologia, l’antropologia, la sociologia e le scienze umanistiche. Il termine malattia, quindi, non è statico, ma dinamico, perché si sposta e si evolve nel tempo e nello spazio. Il libro è diviso in cinque sezioni: la prima parte indaga l’evoluzione delle conoscenze eziologiche delle grandi civiltà della Mezza Luna fertile o che si affacciavano sul Mare Nostrum, con un breve excursus tra le popolazioni asiatiche (Cina-India). Nella seconda parte, sono stati analizzati i grandi cambiamenti climatici e le conseguenti grandi epidemie della storia. La terza parte è dedicata interamente alla malattia mentale, all’“infirmus” del passato e del presente. Una quarta parte analizza le malattie dell’infanzia, la loro eradicazione con l’introduzione della profilassi vaccinale. La quinta parte si sofferma sulle malattie del terzo millennio e su alcune patologie, sviluppatesi soprattutto per l’opulenza del mondo occidentale moderno. Questo lavoro nasce anche da alcune riflessioni: nelle nostre società globalizzate si è persa la percezione sociale del rischio, come invece avevano le generazioni precedenti; la sofferenza, la malattia e la morte rimangono ancora un tabù per l’homo sapiens tecnologico ed edonista e quindi fare memoria significa comprendere la vera essenza dell’umanità.