L’anoressia mentale costituisce una delle patologie più diffuse nell’attuale contesto socio-culturale. Suscita un interesse che si è diffuso ben oltre le ricerche in ambito specialistico. L’anoressia sembra nascondere un fascino misterioso che colpisce l’adolescente che la incarna, i familiari che si interrogano sulle cause e anche chi ne approfondisce lo studio. Il presente studio, in una prospettiva innovativa, considera l’anoressia più che una coorte di sintomi, come un’organizzazione dello psichismo che prevede la costituzione di un argine e la ricerca di un limite tra la realtà psichica e quella fattuale. Pertanto, di fronte all’ostinato rifiuto del cibo, ci si domanda se le problematiche sottese alla patologia possano in realtà nascondere un disagio relazionale-affettivo, sollecitando a indagare la trama dei rapporti che ruota attorno alla paziente. Nella famiglia di una ragazza anoressica sono presenti dinamiche relazionali e comunicative poco funzionali ad un sano sviluppo psicologico, emotivo e sociale e, spesso, si manifestano relazioni di tipo diadico ed alleanze collusive tra due membri della famiglia, con l’altro membro rimasto escluso, le quali non consentono la strutturazione di una sana relazione familiare triadica. In questa cornice si inserisce il presente lavoro, che ha lo scopo di esplorare le modalità con cui si configura la relazione padre-figlia nell’ambito della patologia anoressica. Nel concreto, il padre emerge sovente come poco presente, non tanto a livello fisico, quanto a livello psichico ed i figli possono sentirsi abbandonati e vivere una forte condizione di vuoto.