L‘incipit del libro, che è il suo primo vagito, suggerisce la situazione che ha generato la spinta iniziale per dedicare del tempo a descrivere i cambiamenti avvenuti intorno a me dalla mia infanzia fino ai giorni nostri. Il primo ricordo (mia nonna che ascoltava l’opera lirica con la radio a galena) strideva con l‘ operazione che stavo compiendo al computer mentre inviavo a mio figlio, a chilometri di distanza, un “file” che gli avrebbe consentito di realizzare fisicamente, con una stampante in 3D l’oggetto da me disegnato. Da quel momento i ricordi degli avvenimenti del passato, che veniva spontaneo associare agli eventi e ai comportamenti attuali, non hanno smesso di emergere nella mente, anche se in una sequenza casuale. È stato necessario, via via che emergevano, collocarli nella sequenza temporale giusta e soprattutto cercare di mettere in evidenza episodi che evidenziassero come siano cambiati i tempi, le abitudini, i punti di vista e il modo di avvicinarsi al lavoro. In questa elaborazione ho tenacemente cercato di evitare di commettere un errore molto comune ai giorni nostri: quello della de contestualizzazione. Infatti spesso per motivi ideologici o politici si giudicano gli eventi del passato nell‘ ottica del momento distorcendo la realtà, si abbattono statue e si distruggono monumenti o più semplicemente si cambiano i nomi di strade o piazze.. Via via che gli eventi si andavano a collocare nella cronologia mi sono accorto che la loro angolazione, partita dal borgo di Porta Piccola a Capodimonte, come per uno zoom al contrario, si allargava via via fino a pervenire, nell’ ultimo capitolo alla dimensione globale per descrivere quel pianeta sul quale viviamo e al quale suggerisco di non scaldarsi troppo.