Trascorrevo un momento incolore come pochi se n’affrontano in una normale esistenza. Decisi di trovare Tore, il collega di sala controllo. L’incidente sul lavoro l’aveva reso tetraplegico e costretto in sedia a rotelle. Lo trovai immutato nell’animo e nel carattere e alle prese con tutti i normali problemi di padre di famiglia: preoccupato per i drammi altrui; interessato ad offrire parole di conforto e coraggio a chiunque ne avesse bisogno, impegnato nel sociale, padrone di quell’umore e quell’amore necessario all’armonia familiare, e in grado di trovare persino l’ispirazione per comporre versi, tra l’altro, molto belli. Tore, tetraplegico! A conclusione di quella visita avvertii vergogna di me, della mia pochezza d’animo che mi sentii costretto a misurare. Appresi la lezione e capitalizzai: Tore era un esempio. “Da divulgare!” pensai. Gli proposi “A scuola di vita”. Accolse serio.