Il romanzo narra la storia di un “anima” che alla soglia dei quaranta anni incomincia a porsi numerose domande. Si chiede perché solo alcuni facciano “la storia”, mentre la maggior parte delle persone viva una vita mediocre, ma soprattutto incomincia a chiedersi qual è lo scopo della vita, della sua vita. Decide quindi di ripercorrere le esperienze più eclatanti del suo percorso esistenziale rendendosi conto che è proprio guardando a queste esperienze da una prospettiva diversa che ci si risveglia. Mettere insieme le tessere, vedere il puzzle con “il senno di poi” è come fare il gioco dei puntini… una sincronia di eventi. Il risultato di questo “stare”, di questo apparente stallo, di questo apparente fermarsi le permette di sentire la sua unicità e scoprire quanto potere c’è dentro di sé tanto da diventare creatrice della propria realtà. Il risultato è un risveglio come cambiamento di prospettiva: le cose del quotidiano sono esattamente le stesse di prima, ma la fiducia nella vita e nel potenziale umano, sia proprio che altrui, le consentono di trasformare l’apatia in riflessione, la paura in obiettività e la rabbia in grinta. Il risveglio le consente anche di accogliere la propria inquietudine imparando a non vergognarsi e a camminare a testa alta orgogliosa della propria specificità. Sente necessaria la condivisione con altre “anime” perché profondamente convinta che tutti siano in grado di portare qualità alla propria esistenza. Decide, pertanto, di raccontare la propria storia in un percorso di 13 giorni affinché ciascuno possa narrare la propria e quindi creare insieme un mondo migliore.