Gli anni “40”, sono stati i più complessi e i più difficili per il nostro Paese. La Seconda guerra mondiale conclusasi tra lutti e angosce, ridusse la gente a vedersi come cani bastonati. In Sicilia, dove le passioni erano più vive ed i contrasti più crudi, l’euforia della liberazione cadde rapidamente e la paralisi totale di ogni attività economica regolare, rivelò le conseguenze di ottant’anni di malgoverno che avevano ridotto una terra-latifondo, allo stato di colonia di sfruttamento. Le popolazioni, tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, trascinati ad insorgere con “rivoluzioni” locali e mossi da un incontenibile “cupio dissolvi” incendiarono uffici pubblici ed archivi, quasi a volere cancellare tutta la propria storia documentaria e ripartire da zero. I Siciliani, braccianti e contadini poveri, con oltre il 50% di analfabeti, attraversati dai conflitti dalle potenze cobelligeranti e dalle lotte per la sopravvivenza, si adattarono. Tantissime famiglie, pi ghiri appressu a lu pani, emigrarono. La massa con il “Movimento Contadino” lottò per la terra. Parecchi si arrangiarono. Questo “rapporto” di microstorie, in parte inedito, tenta di comprenderne i travagli che, intrecciati da malaffare, banditismo, mafia e mala politica, produssero nell’isola che rassomiglia a un paradiso, dietro cui, si cela l’inferno, il “brodo di cultura” ancora oggi difficile da sorpassare.