I canti popolari, i balli e la musica popolare, da tempo immemorabile hanno costituito un eccezionale mezzo di comunicazione e di socializzazione, anche se, nel contempo, venivano considerati e rappresentavano effettivamente i pochi momenti di divertimento e di svago di vite, che sin dalla prima infanzia, erano dedite solo al lavoro per la sopravvivenza. Ogni occasione era buona per ballare e cantare. La nascita di un figlio, un matrimonio, la vendemmia, la mietitura, la trebbiatura, le feste religiose, le ricorrenze e persino il decesso di persone care. Era quasi una regola dichiararsi ad una ragazza tramite la famosissima serenata, forse perché era più semplice farlo, viste le difficoltà che si incontravano a parlare con le fanciulle, tenute rigorosamente sotto stretta sorveglianza di genitori e fratelli fino al matrimonio. Era scontato, pertanto, che sentimenti naturali come l'amore, la simpatia, la gelosia, l'odio o il disprezzo, venissero espressi sotto forma di canzoni che avevano quasi tutte lo stesso motivo sonoro ma molto diverse nelle parole. Non pensi il lettore che stiamo parlando di tempi molto remoti. I nostri genitori, quindi la generazione appena precedente agli attuali cinquantenni, cantavano queste canzoni e questi stornelli; recitavano queste filastrocche, canticchiavano queste ninna nanne e pregavano con questi canti religiosi.