Una raccolta poetica mista, mescidata; venuta senza costruzione, vagito poetico di assoluta casualità. “Mescidati versi” è insieme spontaneo, voluto assolutamente raccoglitore di cose mescidate, mischiate, mescolate. Una poesia quasi estemporanea, quasi a braccio, nata direttamente, a volte immediata, nata di fronte al lettore che non cerca tematiche, ma l’indirizzo dell’immediatezza quale fine. La variabilità e il contrasto, a volte, del contenuto prova le diverse condizioni d’animo, la mutevole ispirazione dell’Autore che non manca di sperimentarsi in cose nuove, riproponendo, con innovazione, temi usati insieme a nuovi versi. L’efficacia e l’arguzia dei testi ricorda, in un certo senso, la forma poetica che si realizza come improvvisazione musicale in forma cantata. Non è, comunque, concepibile questa miscellanea in quanto costruzione disordinata e, talvolta stridente, in termini di contenuto, bensì esplicita traccia cronologica di uno stato d’animo, dell’adozione di un pensiero nuovo e divergente. L’improvvisare è sicuramente più connesso alla varietà argomentativa, piuttosto che al fenomeno della immediata creatività poetica presente in ogni tempo e in ogni cultura. Per quanto attiene alla cultura occidentale mediterranea, si possono riferire le azioni ludiche e le competizioni conviviali dell’antica Grecia, in cui l’improvvisazione poetica si esprimeva in agoni ristretti durante i simposi. Qui, in verità, in “Mescidati versi”, si improvvisa specialmente sul piano tematico e si unisce il tutto come avviene per tante espressioni individuali che, insieme, divengono polifoniche. La raccolta di cose varie eterogenee, una breve miscellanea poetica, si attesta quindi voluto miscuglio che, di certo, soddisferà le specifiche attese di ogni lettore. L’Autore crea uno spazio più ampio rispetto alla specifica silloge, aperto, capace di offerta pluridialogica e maggiore esplorazione interiore.