Io e il mio uomo di penna: per chi ancora non lo sapesse, siamo dei personaggi qualunque ma fin troppo “connessi” (e condizionati!) nelle chat e nella posta elettronica, che vivono gli alti e i bassi di tante coppie, attraverso le punzecchiature virtuali, gli sms di sfida, le confidenze “hot”, i momenti memorabili on-line e, anche, le ripicche con un silenzio, direi, assordante. Eppure, c’è feeling evidente, c’è chimica pura, c’è notevole struggimento psico-fisico… fin quando, lui decide, all’improvviso, di tagliare i ponti con me. Io, però, non mi dò per vinta e, tento nell’impresa di riallacciare i rapporti con la mia “icona”. Mentre la cerco, scrivendogli su G-mail, scopro con sorpresa delle “strategie d’urto” risolutive per disintossicarmi dalla dipendenza virtuale. Sono distrazioni innocue che ri-sintonizzano la psiche con il corpo e, quest’ultimo con l’ambiente in uno scambio alla pari. Così, una full-immersion nei testi delle canzoni, il volume della radio “a palla”, la musica su Youtube e, ancora, i fantastici balzi sulle nuvole, i seducenti sogni ad occhi aperti e uno sconfinato romanticismo fungono da schermo protettivo verso il quotidiano insipido e incolore. Il tutto condito con poesia, spiccata introspezione e, in famiglia, con un salutare approccio di “Holding”. Quest’ultimo farà da cuscinetto ammortizzatore nei momenti di sconforto e di tristezza. L’holding (inteso come slanci affettivi e accoglienza delle fragilità, delle paure e dell’emotività) ha avuto una funzione di mediazione affettiva per ridurre l’attrito interiore provocato dall’assenza fisica del mio uomo con la realtà deprimente, instaurata a seguito dell’interruzione “virtuale” su WhatsApp e su Gmail. E, sinceramente, non c’è miglior salvagente al mondo!