Nella notte tra il 20 e il 21 giugno del 1668, viene ucciso a Cagliari da misteriosi assassini il marchese di Laconi, Agustin de Castelvì, strenuo difensore dei diritti dei nobili sardi nei confronti della Corona di Spagna che da secoli attribuisce le cariche più importanti a funzionari spagnoli. Un mese dopo, i nobili sardi capeggiati dal marchese di Cea, Jayme Artal de Castelvì cugino dell’ucciso, sparano al viceré spagnolo Manuel de los Cobos, marchese di Camarassa. La Spagna, che sul momento non ha forze militari in Sardegna né può mandarne, risponde fomentando intrighi che porteranno alcuni anni dopo alla morte del marchese di Cea e di alcuni nobili sardi tra i quali Silvestre Aymerich accusato anche dell’assassinio del marchese di Laconi in concorso con la vedova, Francisca Zatrillas marchesa di Sietefuentes, da lui sposata tre mesi dopo la morte di Agustin de Castelvì. A quei fatti, rigorosamente storici, si attiene il carteggio mandato in Spagna da un anonimo agente segreto al servizio della Regina di Spagna, escamotage letterario che permette di mettere a nudo l’assolutismo intollerante della monarchia spagnola nei confronti dei sardi. Intolleranza che già, negli altri Stati del dominio spagnolo in Europa, aveva portato alle strane morti di Masaniello e di Guglielmo il taciturno.