Un avvincente e “melodico” romanzo racconta la vera storia di un giovanissimo ragazzo di Calabria figlio di un’infanzia negata e di una vita indomita e superba. Un racconto che, per alcuni aspetti sui generis, parte dagli anni ’50 per giungere – con i suoi significati e i suoi colpi di scena – ai giorni nostri. Disagi, bisogni, necessità e devastanti problematiche caratterizzano, tratteggiandone i tratti più importanti, la vita di un bambino costretto, alla sola età di sette anni, ad assumersi ardue responsabilità e struggenti compiti. Momenti drammatici, eventi tristi ed attimi di sana e costruttiva ilarità rendono il racconto emozionante e scorrevole. Sergio, il protagonista del romanzo, nasce in un piccolo paese dell’entroterra cosentina dove a fare da cornice sono le montagne e la grande vallata. Tuttavia, tradizioni, luoghi comuni e forte retaggio culturale – tipico di quegli anni – condizionano, notevolmente, la stessa mentalità della famiglia di appartenenza dell’ormai “cresciuto” e bellissimo Sergio. Numerosa e particolarmente ricca di “miseria”, al protagonista, la famiglia non concede né svaghi, né sogni, né tantomeno possibilità alcuna di poter “deliziare” (seppur per singoli e fugaci istanti) il suo palato di una rossa e saporita salsiccia tenuta, rigorosamente, “custodita”. Per un ragazzo sveglio quale Sergio è semplice, molto semplice, comprendere che la sua amata Calabria non potrà regalargli (nonostante i numerosi sacrifici) nulla di quanto auspicato. Spingersi aldilà dei “confini”, rappresenta per l’ormai diciassettenne, l’unica opportunità di emancipazione sociale, culturale ed economica. Da Sud a Nord, da Est ad Ovest e dall’Italia alla Norvegia (terra alla quale rimarrà legato per tutta la vita) il giovane calabrese – tra intemperie sorrisi e speranze – inizia a forgiare il suo futuro. Il ritorno in Italia, gli regalerà la conoscenza con una giovane ed avvenente donna che, vestita di nero, ha spesso incontrato nei suoi sogni “premonitori”. La storia di Sergio è la storia di ogni uomo ed ogni donna che ha conosciuto la sofferenza del post-guerra, il dramma dell’emigrazione, dell’emarginazione ed il dolore della povertà assoluta. Al contempo vuole, anche, essere l’epilogo della vita di chiunque – a volte perdendo a volte vincendo – abbia creduto e lottato per un domani diverso. Sergio, ha scritto la sua vita utilizzando le sfumature della tenacia, la matita della speranza, i colori dell’onestà morale ed intellettuale e la penna dell’amore . Sergio, ha combattuto ed ha vinto. Ha percorso a piedi nudi il suo deserto, ha scavato, corso, urlato, pianto, sognato e sperato, consapevole di essere… “Nato già grande”. Stefania Postorivo