“L’amore che cambia” è un libro in cui si intrecciano due storie che possono ritrovarsi in tanti piccoli paesi del nostro meridione. Quella di un uomo, cui sconosciute vicende hanno fatto abbandonare la convivenza con l’unica sorella rimastagli vicino, che vive la sua esistenza in una condizione di disagio economico e sociale, quasi patologico. Un uomo mite e remissivo ma non scevro da un certo protagonismo che, non di rado, lo espone all’attenzione scherzosa o allarmata dei paesani e anche della legge. L’altra storia riguarda una donna. Una brava ragazza che sogna solo di trovare l’amore di un bravo ragazzo e farsi una famiglia, ma si ritrova a vivere un’esperienza di violenza, all’epoca non rara, che sembra sconvolgerle l’esistenza. Le due storie raccontano di una società dove la cultura è un elemento raro e dove campeggiano la miseria, il pettegolezzo, l’amore con le sue diversità e l’ambiente sociale in cui le vite si dimenano, si nascondono o cercano di emergere con qualsiasi mezzo dall’anonimato. La diversità vissuta con umiliazione ma anche come ribellione che però non trova spazio, non trova solidarietà ma può solo confrontarsi con le sofferenze, più o meno evidenti, degli altri attori di un palcoscenico fatto di piccole cose, di illusioni, di difficoltà che aggravano e rendono più dura la vita a gente che non ha niente da rimpiangere, perché il suo mondo è chiuso in una gabbia stretta dove non c’è cultura, non c’è lavoro, non ci sono esempi da seguire ma solo due alternative: adeguarsi o cercare fortuna altrove.