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La vita di uno qualunque

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Questo racconto è la storia di una o più verità… Forse non realmente accadute. Spesso la verità è la peggior arma difensiva verso quel menefreghismo che si è sviluppato nei secoli di storia nell’ego dell’uomo, nella miopia di chi, nel silenzio, ha edificato un dogma per non compromettere il delicato equilibrio di una vita “tranquilla”; per non subire negazioni a probabili clientelismi senza i quali potrebbero compromettersi il presente e il futuro. Alcuni valori come passione, lealtà e onestà, dovrebbero essere presenti nel DNA dell’uomo, quello stesso “uomo” che, per paura della verità, non riesce a identificarli, né tanto meno a esternarli. La vita è scandita dal ritmo bieco del qualunquismo, dell’odio e della sete di potere: negare la verità è un limite della nostra mente. Fin dal primo giorno di vita troppe sono le bugie che ci vengono raccontate: alcune per non pregiudicare l’infanzia, altre per “preservarla”, ma inesorabilmente, nel trascorrere degli anni, le negazioni del vero palesano traumi psicologicamente aberranti. La verità è il rispetto verso il prossimo, ma creerà un conflitto con chi eternamente è bugiardo.

Un libro che merita di essere letto perché è un romanzo che appassiona e ti sembra di vivere in prima persona la storia di Marco.

Robe 68 [23/06/2022]

... la mia recensione del libro di Luca Romiti “La vita di uno qualunque” Benché il titolo possa evocare il racconto di una vita di nessun interesse, prevedibile nella sua normalità e pertanto insignificante, sin dalle prime pagine ci si accorge del contrario. Fino a ritrovarsi in una storia non certo qualunque. È il caso dell’azienda in cui il protagonista del libro, lavora per lunghi anni. Il nome di fantasia è “Nautica 35”, ma a quanti hanno i capelli bianchi, come il sottoscritto, e si sono occupati per motivi etici e sindacali dell’industria militare, ricorda un’analoga incredibile vicenda che coinvolse una famosa azienda livornese leader nella produzione di mini-sommergibili, fondata nel 1954. L’autore del libro, Luca Romiti “sensibile, arguto e vivace” come lo definisce nella prefazione monsignor Paolo Razzauti, mette le mani avanti e scrive che Marco, il protagonista della storia, è un personaggio di fantasia. E che “La vita di uno qualunque” è un libro di fantasia… Conoscendo l’autore e la sua integrità c’è da credergli. Ma, al contempo, è evidente - in un gioco di specchi - che il racconto finisca per avere come ispirazione la vita vissuta, con i suoi fallimenti e i suoi successi, con le sue gioie e le sue profonde ferite, con i suoi sogni e il suo disincanto. Nel libro il protagonista inizia a lavorare alla Nautica 35 nel 1986, in tempo per vivere il passaggio tra il vecchio proprietario (che l’aveva fondata negli anni ’50) e i “nuovi azionisti”, che fanno scivolare l’azienda in una storia oscura d’intrighi internazionali. Rapporti con i militari argentini al potere e vendite di armi a diverse dittature in giro per il mondo, tra cui all’Iraq di Saddam. Nonostante, quest’ultimo paese, fosse sottoposto all’embargo decretato dopo la prima Guerra del Golfo nel 1991. Infine, il fallimento dell’azienda nel 2003 dopo diverse inchieste giudiziarie e l’occupazione militare dell’Iraq, da parte della coalizione internazionale (tra cui l’Italia) guidata dagli Stati Uniti. La storia vissuta e raccontata di Marco si snoda dalla sua nascita, con il ritardo nella registrazione all’anagrafe, al lavoro nella Nautica 35. Lavoro perso con il fallimento dell’azienda. Si sviluppa nell’infanzia con i ricordi familiari, specie della madre e di nonna Elsa, dei propri fratelli e di quelli del borgo di Castelnuovo di Garfagnana dove ha vissuto i primi cinque anni. Ricordi segnati anche dalla tristezza e dalle fatiche per la sopraggiunta cecità del padre causata da un ictus. Per poi proseguire con la non piacevole esperienza scolastica e un’adolescenza segnata da episodi traumatici. Come la morte di sua sorella Maria, nata dal precedente matrimonio del padre e da tempo malata; l’incontro con il pedofilo conoscente della madre; la morte improvvisa - dovuta a un incidente - della piccola nipote figlia del fratello maggiore. Ma anche la grande passione per la musica, il rapporto con gli amici, i primi amori… E, anche, il primo lavoro … e le prime sconfitte. L’amore per la fidanzata Giovanna con la quale si sposerà anni dopo, per poi separarsi a distanza di un anno dal matrimonio. E prima, nel 1983, la ‘naia’ emozionante all’inizio durante l’addestramento ad Albenga in Liguria, ma poi insopportabilmente noiosa in caserma a Milano. Per non parlare delle umiliazioni subite e degli assurdi rituali tipici di una cultura militarista, la quale ha bisogno sempre - a scopo “educativo” - di affermare il primato del potere gerarchico-autoritario sull’individuo… Il ritorno, finalmente, alla vita civile e al lavoro. Un lavoro, prima dell’assunzione alla Nautica 35, quasi sempre in nero, con le sue ingiustizie, il permanente ricatto occupazionale, il licenziamento immotivato nel 1985. Ma anche la scoperta del sindacato, della dimensione collettiva e della solidarietà. E la voglia di riscatto attraverso l’impegno sindacale diretto, fino alla partecipazione e al consenso ottenuto, nel 2001, al congresso territoriale della federazione dei metalmeccanici a cui aveva aderito. Il periodo lavorativo e sindacale trascorso da Marco all’interno della Nautica 35 occupa tutta la seconda metà del libro. In un crescendo d’intensità emotiva tipica del noir. La lettura subisce a questo punto un’accelerazione, un altro ritmo. Cresce il desiderio di sapere come va a finire, di scoprire la verità. Del resto la vicenda della Nautica 35 non è una storia “qualunque”, ma una vera e propria spy story, una trama tessuta di bugie, di segreti, in primo luogo verso i propri lavoratori dipendenti, tra cui Marco. Arrivando alla fine della storia, non c’è l’investigatore come nei noir che smaschera l’assassino svelando la verità. Ma un’intervista di Marco, che pur perdendo il lavoro e ogni fonte di reddito insieme alla sua nuova moglie Rosa (anche lei dipendente della Nautica 35), dichiara a un quotidiano locale: “Di fronte a una tragedia come quella che ha colpito i militari [ndr italiani] in Iraq, è meglio che chiuda un’azienda come la Nautica 35, che costruisce minisommergibili da guerra, piuttosto che una società di giocattoli”. Una lezione profondamente etica verso le istituzioni, la politica e i sindacati che quasi sempre per difendere i posti di lavoro, non s’interrogano su “cosa si produce e per chi”. Marco, nella sua semplicità fa capire, che di fronte alla storia della Nautica 35 siamo tutti moralmente colpevoli (in qualche maniera) dei traffici illeciti che hanno alimentato dittature e guerre in altre parti del mondo. E smascherando queste nostre ipocrisie la dichiarazione finale di Marco, oltre ad essere un messaggio che vuole portare giustizia, diventa un messaggio di speranza. Gianni Alioti

Gianni [02/12/2021]

Un bellissimo racconto. Bravo l'autore

POUL [18/10/2021]

Un bellissimo romanzo

Ros [11/10/2021]

Una storia coinvolgente scritta col cuore che vi farà passare qualche ora di piacevole lettura. Lo consiglio a tutti

Ros61 [29/09/2021]

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