Il libro, scritto in un maccheronico dialetto napoletano con la relativa traduzione in italiano, proprio allo scopo di essere accessibile a tutti, non è altro che una "parodia" alla morte, alla fine di questa nostra esistenza, di questa nostra vita terrena, alla quale, purtroppo, come sappiamo, nessuno, volente o dolente, può sfuggire. Quindi, se durante la nostra esistenza terrena abbiamo trascorso una vita ottimistica, gioiosa, grintosa, baldanzosa, briosa, solare, ecc., perché all'atto di questo Trapasso siamo appunto, mesti, funerei, lugubri e bui? Se questo stato di tristezza servisse a sfuggire a questa morte, allora ben venga ma, poiché non è possibile, perché non affrontare tale fine con filosofia o, appunto, con parodia? Quindi leggetelo e sganasciatevi dalle risate. La cosa più bella poi è la "rappresentazione teatrale".